:: Nixon e il caso Watergate di Emanuele Federici

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Tutto inizió nell’anno 1971. Nel 1971 uscirono infatti sulla prima pagina del New York Times dei documenti segreti che riguardavano l’allora presidente americano Richard Nixon, passati alla storia col nome di “pentagon papers”. La reazione del presidente fu quella di attivare una rete di spionaggio nei confronti dei suoi avversari politici, in particolar modo il Partito Democratico e i giornalisti. Venne quindi formato un gruppo segreto di esperti formato da agenti della CIA e dell’FBI, chiamato “gli Idraulici”, con lo scopo di spiare e in caso scassinare le abitazioni dei potenziali avversari politici. Il 6 giugno 1972 gli “Idraulici” riuscirono a entrare nella notte all’interno dell’edificio Watergate, dove era presente la sede del Partito Democratico, e a collegare microfoni e telecamere, per poter contrallore e gestire la campagna elettorale in corso d’opera. Il caso volle che gli agenti di Nixon furono scoperti da un sorvegliante dell’edificio, il quale avvertí le autoritá credendo ci fosse una rapina in corso. Ancora non si immaginava nemmeno lontanamente cosa stesse facendo Nixon. Per questo motivo la vicenda non diventó, per il momento, uno scandalo, e venne messa in secondo piano tra le pagine di cronaca, tanto che il caso venne affidato ad uno stagista poco esperto: Bob Woodward. Quest’ultimo riuscí a convincere i suoi superiori che si trattava di un evento di primo piano, e non solo di un semplice furto con scasso. Per questo motivo gli venne affiancato, per condurre le indagini, Carl Bernstein, un esperto giornalista investigativo. Dalle indagini fuoriuscivano dei contatti sempre piú espliciti tra gli Idraulici e la Casa Bianca, in particolare vi erano dei collegamenti diretti con il comitato di rielezione di Nixon. Nonostante ció nel 1972 Nixon vinse le elezioni contro il democratico McGovern e venne rieletto presidente degli Stati Uniti. La fortuna di Nixon stava nel fatto che McGovern fu con molta probabilitá il candidato piú a sinistra dell’intera storia elettorale americana, e ció creó non poca preoccupazione nell’opione pubblica. Ma nel frattempo le investigazioni continuano. Mark Felt, vice-direttore dell’FBI, capisce che qualcosa non quadra quando Nixon decide di nominare al vertice dell’FBI un suo collaboratore, Patrick Gray, con l’obiettivo di insabbiare le indagini. Per questo motivo Felt decise di mettersi in contatto con Bob Woodward e gli consiglió di monitorare gli scambi di denaro tra il comitato di rielezione di Nixon e la Casa Bianca. Ció serviva per scoprire se i contatti fossero diretti, e si iniziarono ad individuare questi contatti, con tanto di nomi e cognomi dei diretti interessati. Da questo momento in poi il processo sembró essere in discesa e Nixon fu messo alle corde. Quest’ultimo decise quindi di licenziare il procuratore speciale, e per farlo si rivolse al ministro e al vice-ministro della giustizia, ma questi ultimi si rifiutarono categoricamente, in quanto la democrazia impone al potere esecutivo di rimanere separato da quello giudiziario. Il presidente decretó quindi il licenziamento di entrambi e nominó un avvocato come ministro della giustizia, il quale licenzió il procuratore speciale. Tutto ció avvenne la sera del 23 ottobre 1973, e questo evento passó alla storia col nome di “strage del sabato sera”. Due giorni dopo, il 25 ottobre 1973 arrivarono a Nixon circa un milione di telegrammi di proteste popolari. Il mese successivo il presidente americano cercó di riappacificare le acque attraverso una conferenza stampa, ma risultó essere molto agitato, tanto da pronunciare una parolaccia, e provocó quindi l’effetto opposto di ció che si aspettava da questa conferenza, in quanto gli americani interpretarono la sua agitazione con la volontá di nascondere qualcosa. A questo punto Nixon rimase isolato, e a partire dall’estate del1974 vari ministri si dimisero dal suo governo. Venne a questo punto avviato un processo per messa in stato d’accusa contro di lui (Impeachment). Kissinger, il suo ministro degli esteri, gli consiglió caldamente di dimmettersi in quanto ormai lo scandalo era diventato troppo grande. Quindi il 9 agosto 1974 Nixon decise di dimettersi dal suo ruolo, e fu il primo presidente della storia degli Stati Uniti a compiere tale gesto. L’ormai ex presidente americano lasció il paese in uno stato catastrofico, tanto che si dovette fronteggiare una dilagante crisi economica, che arrivó anche in Europa, la piú grande dopo quella del ’29.

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