:: Anna di Luc Besson

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Anna

Ambientato tra il 1985 e il 1990, prima della caduta del Muro di Berlino, Anna è una rivisitazione bessoniana di una classica spy story della Guerra Fredda, che vede sovietici e americani contrapporsi senza esclusioni di colpi.
Ricordo quando cadde il Muro molti si preoccuparono che le spy story non sarebbero state più le stesse, ma a quanto pare non preventivarono il terreno fertile delle rivisitazioni, che per quanto accurate possono essere prevedono schemi mentali e riflessioni post guerra fredda, insomma anche Anna non è immune da questa logica.
Ma una premessa è indispensabile: Anna resta un film d’azione non idoneo a dibattiti retrospettivi oltre una certa misura.
Tema centrale, come spesso accade nei film (scritti e diretti) da questo regista, è la riconquista della libertà. Tutte le sue eroine in fondo aspirano a questo, ed escogitano mille astuzie e stratagemmi per riuscirci. Infatti per tutto il film assistiamo a una lunga e movimentata partita a scacchi in cui la nostra protagonista mira a dare scacco matto sia ai sovietici che agli americani, in questo gioco di spie sullo stesso piano ideale, insomma una velata critica storica la possiamo pure leggere ma appunto molto velata.
Sebbene il film ha un chiaro legame per molti versi al precedente Nikita, c’è da dire che oltre alle scene che ne evidenziano un omaggio se non un tributo, Anna somiglia più a Eva Kant, bellissima e letale compagna di Diabolik, che a Nikita, di cui difetta tutto l’approfondimento psicologico (faccio solo un esempio, Anna ammazza con una disinvoltura che Nikita non aveva, e anche i sentimenti in Nikita erano reali, qui non si sa quanto strumentali alla mera sopravvivenza della protagonista, forse solo lo strano legame madre-figlia che si insatura tra Anna e Olga può dirsi veramente tale).
Come spy story comunque è molto efficace, sebbene la ricostruzione storica sicuramente non è fedele anzi è palesemente forzata specie nell’uso di tecnologie più avveniristiche di quelle usate nel periodo, sulla falsa riga di molti James Bond.
Ma torniamo alla storia: il film si apre nel 1985, quando un’ intera cellula americana a Mosca viene neutralizzata in un solo giorno con tanto di testa mozzata inviata a Lenny Miller come gentile cadeau. Premessa che ha una certa funzionalità nella storia ed evidenzia una sorta di fine di duello tra gentiluomini tra i servizi degli opposti schieramenti, voluto da un capo del KGB particolarmente ostile. Qui si inserisce la storia di Anna una bellissima ragazza russa, orfana, finita nel baratro della droga e della disperazione. Fatina buona della situazione (si fa per dire), Alex Tchenkov, che si presenta a casa sua e le propone un patto: cinque anni della sua vita in cambio della successiva libertà. Anna ingenuamente accetta e inizia l’addestramento, che la porterà a diventare una killer impegnata in missioni sempre più rischiose.
Ma facciamo un passo indietro, dopo l’addestramento a decidere se verrà utilizzata in missioni sul campo è Olga (una strepitosa Helen Mirren) anche lei con un piano in testa, che pian piano prenderà forma.
Interessante l’utilizzo di flashback e flashforward, il tempo si arrotola e si dispiega svelando i vari colpi di scena come tante matrioske una dentro l’altra. La scena finale poi è grandiosa anche se resta un po’ di malinconia e ci si chiede come farà a sopravvivere Anna al suo passato e ai tanti suoi demoni.

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