Hey Nikita is it cold
In your little corner of the world
You could roll around the globe
And never find a warmer soul to know
Tutto iniziò con una canzone, Nikita, cantata da Elton John, e scritta da Bernie Taupin. Era la metà degli anni ’80, il Muro di Berlino era ancora in piedi, e tra il Blocco Sovietico e gli Stati Uniti la guerra fredda continuava. Ma molti giovani sognavano un mondo nuovo, senza più guerre, senza più la minaccia nucleare, senza più divisioni. Questa canzone raccontava la storia di una ragazza tedesca, guardia di frontiera, e del suo impossibile amore per uno straniero. E’ una canzone molto romantica, apparentemente pop, che nasconde tuttavia profondi ideali che noi ragazzi cresciuti in quegli anni condividemmo.
Luc Besson si ispirò proprio a questa canzone per realizzare il suo film forse più famoso, Nikita, con protagonista l’allora sua moglie Annie Parillaud, bellissima e perfetta nel ruolo di una ragazza costretta dagli eventi a diventare una spietata killer.
Se vogliamo questo film è molto più che un thriller d’azione, seppure con l’elemento innovativo di un’ eroina al centro della storia. Forse Besson fu il primo a iniziare questo filone cinematografico, che poi sarà ampliato negli anni successivi, sempre con grandi difficoltà, fino a opere come Wonder Woman interpretata da Gal Gadot.
E’ un film profondamente femminista, visionario, precorritore dei tempi e incide nell’ immaginario come forse pochi altri film hanno fatto. Uscì nel 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino, quasi contemporaneamente a un’ altra canzone cult di quegli anni, Wind of Change della mitica band tedesca degli “Scorpions”, che anche essa parlava di cambiamento e libertà.
Se vogliamo questo film è anche una parabola morale, che ci ricorda l’importanza del quinto comandamento: non uccidere. Nikita uccide durante una rapina in una farmacia un poliziotto, e da questo atto forse involontario, condotto sotto l’effetto di droghe, ne scaturisce una condanna, prima giudiziaria, poi ancora più crudele, quando viene reclutata dai servizi segreti francesi.
Tuttavia la nostra eroina è una donna forte, determinata, anche sensibile, ama riamata il suo Marco, un ragazzo normale che incontra in un supermercato, e nonostante si trovi in una situazione in cui non vede via di uscita, riuscirà alla fine con il suo coraggio e la sua determinazione a riguadagnarsi la sua libertà, pagando però un prezzo altissimo: la perdita del suo amore.
Ambiguo il rapporto con l’ufficiale dei Servizi che l’arruola, nel film interpretato da un affascinante quanto crudele Tcheky Karyo, che somiglia molto al poliziotto che ha ucciso. Anche Bob tuttavia vittima di un sistema spietato, in cui i sentimenti hanno poco spazio, sacrificati a un bene superiore, deciso dallo Stato.
La scena del bacio tra Nikita e Bob, al termine della prima missione- prova, è una delle più struggenti della storia del cinema a mio parere e ci dimostra quanto sia più forte lei di lui. Quanto i sentimenti siano più forti di ordini e disciplina, e quanto siano in realtà fragili le persone che non li hanno mai provati.
Dicevo che è un film femminista soprattutto perché la protagonista grazie alla sua forza emerge da un passato di droga e violenza, conquista a caro prezzo una certa normalità, (un appartamento, un lavoro, un amore, etc…) e quando la spirale di violenza sta per travolgerla (drammatica l’ultima sua missione all’ambasciata in compagnia dell’ Eliminatore) spezza ogni legame sia con il mentore che con il suo innamorato, e dopo una notte di dubbio e tristezza, fugge verso la sua libertà.
C’è dunque un lieto fine, un po’ amaro, ma incredibilmente catartico che racchiude lo spirito di quegli anni, dove tutto era in continuo cambiamento, i ruoli si sovrapponevano, e l’importanza della libertà emergeva con forza.
Dire che questo film è bello è forse limitativo, ha incarnato perfettamente lo spirito di quegli anni, e ancora oggi che lo guardiamo forse con occhi diversi, più segnati da crisi economiche, delusioni e ideali infranti, non può che lasciarci ammirati e un po’ sgomenti.
Tag: Annie Parillaud, Giulietta Iannone, Nikita Luc Besson, Tcheky Karyo
1 Maggio 2019 alle 13:17 |
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.